Cosa si intende per Storia moderna?
Senza dimenticare che la periodizzazione della Storia e i confini cronologici delle quattro epoche che la compongono sono costantemente oggetto di dibattito tra gli storici, riteniamo come da convenzione che la Storia moderna racchiuda tutti gli eventi accaduti tra la scoperta dell’America e la fine dell’Età napoleonica.
Così, in questa sezione sono illustrati gli avvenimenti intercorsi tra l’inconsapevole esplorazione del «nuovo continente» capeggiata da Cristoforo Colombo nel 1492 e l’inesorabile sconfitta della Grande Armata di Francia sul campo di battaglia di Waterloo nel 1815.
La penisola non vede organizzazioni statali solide e moderne e la sovranità è frammentata tra diversi soggetti politici; primi tra questi, i nobili, la cui egemonia tende a rallentare lo slancio imprenditoriale e a mantenere dinamiche sociali di stampo feudale. L'intera penisola è sottoposta al controllo spagnolo; se da un lato vive il privilegio di essere meno coinvolta nella guerra dei Trent’anni, dall'altro subisce il forte inasprimento della pressione fiscale e per questo si verificano disordini sociali diffusi, tra cui la rivolta di Masaniello a Napoli (1647-1648). Un paio di realtà politiche della penisola si distinguono per una discreta indipendenza, Stato della Chiesa e Venezia, ed entrano in contrasto tra loro nel 1606 (guerra dell'interdetto).
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Il lungo regno di Luigi XIV (1643-1715) getta le basi dello Stato moderno accentrato, anche se non si può parlare di assolutismo così come lo intendiamo oggi. Durante la reggenza della madre Anna d'Austria affiancata dal cardinal Mazzarino, il regno è scosso dalle rivolte contro la monarchia: la fronda parlamentare (1648-1649) e la fronda nobiliare o «dei principi» (1649-1653). Una volta adulto, il giovane sovrano concentra quanto più possibile il potere nelle sue mani, non nominando primo ministro, esautorando progressivamente i poteri tradizionali delle proprie funzioni e ponendo la nobiltà sotto la propria stretta supervisione a Versailles. Consapevole dell'importanza della coesione cattolica per mantenere un saldo controllo sul territorio del regno, con l'editto di Fontainebleu (1658) impone il cattolicesimo come religione di Stato per tutti i francesi.
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La politica economica intrapresa durante il regno di Luigi XIV è definita colbertismo, dal nome del ministro delle finanze Colbert. Si ispira alla politica mercantilista: per evitare dispersione di oro e argento all'estero, vengono limitate le importazioni attraverso il sostegno delle manifatture statali e il regime dei monopoli; mentre una politica protezionista consente di limitare le esportazioni. Colbert sostiene una politica estera colonialista e anche per questo finanzia lo sviluppo della marina mercantile. Più di ogni altro predecessore, il re Sole mira a rafforzare il prestigio della Francia sullo scacchiere internazionale, perciò modernizza la macchina bellica del regno e conduce una politica estera aggressiva, che rende la Francia la potenza militare egemonie sul continente anche se, di fatto, i successi territoriali ottenuti sono limitati.
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Le tendenze assolutistiche di Giacomo I acuiscono i contrasti con il Parlamento inglese, che sommati alle tensioni religiose, gettano le basi per la futura guerra civile. Nel 1605 viene ordito un attentato contro il re, la congiura delle polveri, destinato a fallire. Il successore Carlo I intensifica l'emarginazione del Parlamento, che reagisce ribadendo le proprie prerogative con la *Petition of rights* (1629). Spinto dalla necessità di finanziare la difficoltosa spedizione in Scozia, Carlo I convoca il Parlamento (1640), ma lo scioglie appena tre settimane dopo per i contrasti sorti (Parlamento corto). Dato l'andamento negativo della guerra, il re è costretto a convocare nuovamente il Parlamento, ma questa volta l'assemblea lavora sin da subito per ridimensionare le sue aspirazioni assolutistiche e mantenere il potere (Parlamento lungo, 1640-1653). Con l'insurrezione dei cattolici irlandesi, la contesa tra Parlamento e monarca per il comando delle forze armate innesca la guerra civile (1642-1649).
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Il 9 marzo 1661, all’alba, moriva Giulio Mazzarino. Reggente del monarca infante Luigi XIV, il cardinale era stato il più ricco e potente uomo della Francia del suo tempo. Acuto nella politica, abile nelle relazioni, spregiudicato negli affari, era stato in grado da straniero di bassa estrazione sociale di raggiungere le vette del potere e conservarlo negli anni burrascosi della Fronda, orchestrando la politica europea al fianco della regina madre Anna d’Austria. Nel tempo aveva accumulato una straordinaria fortuna, conducendo nei suoi palazzi una vita principesca e decisamente più lussuosa di quella del re, di cui peraltro si era preoccupato di allungare l’infanzia quanto più possibile, dedicando giusto i suoi ultimi anni alla formazione del futuro monarca e gestendo personalmente il potere sino alla morte. Minacciato delle rivolte, Sua Eminenza aveva temuto profondamente di essere annientato, politicamente e fisicamente.
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