Cosa si intende per Storia antica?
Senza dimenticare che la periodizzazione della Storia e i confini cronologici delle quattro epoche che la compongono sono costantemente oggetto di dibattito tra gli storici, riteniamo convenzionalmente Storia antica l’epoca intercorsa tra l’invenzione della scrittura sillabica intorno alla prima metà del III millennio a.C. e la deposizione dell’imperatore Romolo Augustolo che segna la caduta dell’Impero romano d’Occidente nel 476.
Si è soliti distinguere tra antichità preclassica, che racchiude gli eventi precedenti alle fonti greco-romane, e antichità classica, che racconta le vicende delle grandi civiltà greca e romana; in questa sezione affronteremo queste ultime.
Le prime tracce di civiltà in Grecia sono antichissime e risalgono all'epoca neolitica (VI millennio a.C.), quando nella penisola si insediano le prime comunità stabili. Intorno al 1400 a.C. i Micenei, noti ai Greci con il nome di Achei, conquistano l’isola di Creta e sostituiscono la civiltà minoica qui precedentemente sorta; si espandono poi nella Grecia continentale e nei territori bagnati dal Mediterraneo (prima colonizzazione) e ampliano le proprie relazioni internazionali, in particolare in Egitto e Vicino Oriente. La loro è la civiltà dei palazzi, monumentali cuori pulsanti dell'economia e specchi di una società complessa e gerarchizzata. Intorno al 1250 a.C. la civiltà micenea si esaurisce, si ipotizza per calamità naturali, per guerre civili, oppure per l'invasione di popolazioni nuove, i cosiddetti «popoli del mare».
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Con la scomparsa della civiltà micenea la Grecia viene travolta da una generale tendenza regressiva, che coinvolge la cultura, l'amministrazione e l'economia: diminuisce la popolazione, scompaiono le grandi città, i commerci si contraggono, si smette di scrivere: perciò definiamo quest'epoca Medioevo ellenico o età buia della Grecia. Eppure è proprio in questo periodo che nascono delle organizzazioni sociali del tutto originali, le «culle» del cittadino e della democrazia: le poleis o città-stato, talvolta federate in *koinà* e anfizionie. I poemi omerici ci raccontano la società del tempo: emerge il ceto aristocratico, costituito dai «belli, ricchi e dotati di virtù, che gli dei amano e proteggono» e che incarnano i più alto valore dell'etica dell'antica Grecia, l'onore.
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I poemi omerici raccontano l'affascinante universo religioso della Grecia arcaica. Gli dei dell'Olimpo sono creature antropomorfe ma immortali, dotate di poteri straordinari anche se limitati, che con gli uomini condividono, oltre che le sembianze, anche virtù e vizi (relativismo etico). Nutrono simpatie e antipatie, e assecondando queste partecipano attivamente alla vita sulla Terra, proteggendo i propri favoriti e avversando i loro nemici. Gli uomini conoscono gli dei e il loro potere sugli eventi, e per questo si rivolgono a loro invocandoli, pregando e offrendo loro sacrifici sugli altari. Ma anche gli eroi sono venerati, al pari o forse più delle divinità, proprio perchè sentiti ancor più umani, «più vicini»; ciascuna città ha i propri eroi, e a loro dedica meravigliosi altari.
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La fase regressiva che ha segnato per secoli la Grecia si stempera nel corso dell'VIII secolo a.C., durante il quale la rivoluzione agraria contribuisce al miglioramento della qualità della vita e, di conseguenza, all'aumento della popolazione. La pressione demografica induce le polis ad accaparrarsi nuovi territori per assorbire l'eccesso di abitanti e da cui trarre ulteriori risorse: ha così inizio il fenomeno della «seconda colonizzazione» e numerose nuove *poleis* vengono fondate lungo le coste mediterranee. I nuovi insediamenti mantengono rapporti molto stretti con la madrepatria, ma una certa tendenza egualitaria ne contraddistingue le dinamiche sociali e politiche, stimolando anche la maggior libertà di pensiero che accende il dinamismo culturale e filosofico che caratterizza il mondo coloniale.
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Nel corso dell'VIII secolo a.C. sorgono in Grecia le poleis, città-stato politicamente indipendenti e in cui tutti i cittadini sono titolari della sovranità. Si distinguono poleis monarchiche, in cui il re governa in nome del popolo; aristocratiche, dall'ordinamento oligarchico; e democratiche, in cui tutti i cittadini gestiscono il potere. Nel corso dei secoli VIII e VII a.C. le città-stato redigono i codici di leggi scritte, che accompagnano la maturazione politica che porta lo stato ad affermarsi rispetto all’interesse privato e rappresenta un limite concreto alla discrezionalità del diritto.
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