Dei, eroi e anime della Grecia di Omero
Gli abitanti dell’Olimpo: belli, immortali, non solo virtuosi
Omero racconta le vicende degli eroi ma anche dei loro dei, bellissimi, immortali ma straordinariamente umani. Le divinità greche sono infatti antropomorfe: dotate di sembianze di uomini e donne, incarnano però puntualmente le qualità di massima bellezza, grazia, forza e intelligenza, non invecchiano e soprattutto non muoiono mai. Sono dotati di poteri eccezionali, ma tuttavia non illimitati: ciascuno governa una sola parte del cosmo, come il mare, il cielo oppure gli inferi; o un ambito dell’esperienza umana, come la guerra, l’amore, oppure la caccia.
Quelle greche non sono divinità onnipotenti, dunque, né prive di difetti, e degli uomini possiedono i vizi oltre che le virtù: non incarnano esclusivamente i valori del bene piuttosto che del male, ma esattamente come gli esseri umani hanno aspirazioni talvolta benevole e talvolta malevole (relativismo etico); sanno essere generose e protettive con i loro prediletti così come crudeli e vendicative con i loro nemici. Anche tra loro si relazionano in modo sorprendentemente umano: possono collaborare oppure competere, aiutarsi fraternamente oppure ingannarsi senza scrupoli.
Ecco i più famosi dei dell’Olimpo:
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Zeus, signore degli dei; figlio di Crono e Rea, ha spodestato il padre e assunto il controllo sui cieli e sugli dei; domina la natura e assicura il rispetto delle leggi scagliando contro i trasgressori i terribili fulmini fabbricati da Efesto; spartisce il potere con i fratelli Ade e Poseidone, a cui affida rispettivamente il governo degli inferi e dei mari; ha sposato la sorella Era, ma è un noto fedifrago, infatti genera innumerevoli figli sia con divinità che con donne mortali;
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Poseidone, fratello di Zeus e Ade, è il signore del mare; vive sul fondale marino insieme alla moglie Anfitrite e ha una serie di figli dalle sembianze mostruose (tra i più noti, Polifemo); viene sempre rappresentato con il suo tridente capace di scuotere le acque e lanciare la tempesta; detto anche Ennosigeo, ovvero «Scuotiterra», è in grado di generare terremoti;
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Ade, fratello di Zeus e Poseidone, è il signore degli inferi, il mondo dei morti, che da lui prende il nome; si innamora di Persefone, ma di fronte al divieto di Zeus di tenerla con sé sotto terra, la inganna offrendole un chicco di melagrana, il nutrimento dei morti; così la fanciulla viene obbligata a trascorrere almeno una parte dell’anno nell’Ade (chi assaggia il cibo dell’aldilà non può ritornare tra i vivi come se nulla fosse);
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Era, sorella e moglie di Zeus, è la regina degli dei, la divinità femminile per eccellenza dell’Olimpo; è la custode del matrimonio e della fedeltà coniugale; viene invocata come protettrice delle partorienti e del focolare domestico; piuttosto irascibile e vendicativa, come anche vanitosa e capricciosa, è sempre adirata per le continue scappatelle del marito;
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Apollo, il dio del sole, il signore della luce, che può usare e per generare vita e per bruciare; bellissimo, eternamente giovane, è il signore delle Muse e della poesia; si innamora di Dafne, che per sfuggirgli si lascia trasformare dal padre in alloro, che diviene così la pianta sacra al dio e il simbolo della poesia; ha il potere di risolvere o diffondere epidemie ed è in grado di fornire indicazioni sul futuro;
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Ares, dal temperamento acceso e irruento, è il dio della guerra, o ancor più precisamente, della sete di sangue della guerra, della declinazione più aspra e violenta della lotta; infiamma le battaglie con la sorella Eris, dea della discordia, e i figli Deimos, dio del terrore, e Phobos, dio della paura; impetuoso anche in amore, è l’amante della dea della bellezza Afrodite e di innumerevoli fanciulle mortali;
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Afrodite, nata dalla schiuma del mare, è la dea dell’amore e della bellezza; moglie di Efesto e amante di Ares, genera molti figli tra cui Eros, giovinetto che imbraccia l’arco e fa innamorare i mortali scoccando le sue frecce; è anche la madre dell’eroe Enea, generato dall’unione con il troiano Anchise;
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Artemide, sorella gemella di Apollo, è la dea della caccia e del tiro con l’arco; protettrice della foresta e degli animali selvatici, vive nei boschi con i suoi cani da caccia e le sue ninfe; è una dea vergine, custode della pudicizia e della verginità; ritenuta una personificazione della Luna, è la guardiana della luce notturna;
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Atena, nata dal cervello di Zeus già armata, è la dea della sapienza, delle arti, dell’industria e del commercio, e della strategia in battaglia; come Artemide è una dea vergine e guerriera; insegna ai Greci le arti della tessitura, della filatura, della tintura, ma anche l’uso dell’aratro; è la custode della città di Atene;
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Demetra, sorella di Zeus, è la dea della fertilità dei campi e della maternità; protettrice dei raccolti di cereali, presiede il ciclo delle stagioni ed è la nutrice della terra;
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Dioniso, dio dell’ebbrezza e del teatro, è il custode delle viti e del vino; incarna il divertimento sfrenato dei banchetti e rappresenta l’euforia delle feste;
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Efesto, è il fabbro dell’Olimpo; è l’unico tra gli dei a non possedere bellezza né grazia, è deforme e zoppo e, paradossalmente, è il marito di Afrodite; in compenso possiede abilità manuali straordinarie;
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Ermes, è il dio dai calzari alati, il messaggero degli dei; è il protettore degli inganni e dei ladri, ma anche dei commerci e delle strade; presiede i sogni e accompagna nell’Ade le anime dei morti.
Gli dei, gli eroi, gli uomini
Gli dei greci vivono in cima al Monte Olimpo, ma la loro interazione con gli esseri umani è intensa e condiziona fortemente l’evolversi delle vicende sulla Terra. Quelle greche non sono divinità che osservano con distacco cosa accade nel mondo, ma si schierano, parteggiano e partecipano attivamente alla vita degli uomini, sostenendoli, avversandoli e inserendosi a spada tratta nelle loro dinamiche e relazioni. Fatti di «carne ed ossa», nutrono simpatie ed antipatie e selezionano i propri nemici così come i propri favoriti, che proteggono con tutte le proprie energie.
I poemi omerici raccontano ampiamente le dinamiche di interazione tra divinità e mortali. Nell’Iliade possiamo osservare Atena proteggere Ettore e ingannare Achille nel momento cruciale del loro duello, Apollo sostenere Ettore nello scontro con Patroclo, il signore del mare Poseidone parteggiare per gli achei. Nell’Odissea, invece, Ulisse viene protetto e sostenuto da Atena tanto quanto odiato e maltrattato da Poseidone, che non può non odiare l’uomo che ha accecato suo figlio Polifemo. E se questa seria ragione giustifica comprensibilmente l’avversione del «signore del mare» per un uomo, talvolta le motivazioni che suscitano l’ira delle divinità sono più frivole e leggere e ci descrivono il loro lato impertinente e capriccioso. Era e sua figlia Atena, per esempio, odiano i troiani semplicemente perché Paride si è azzardato a definire Afrodite «la più bella delle dee».
Gli uomini conoscono gli dei e il loro potere sugli eventi, e per questo si rivolgono a loro invocandoli, pregando e offrendo loro sacrifici sugli altari. Ma anche gli eroi sono venerati, al pari o forse più delle divinità, proprio perché sentiti ancor più umani, «più vicini»; ciascuna città ha i propri eroi, e a loro dedica meravigliosi altari.
La civiltà greco-arcaica ritiene che il sogno sia un evento reale e concreto, e non una semplice proiezione della mente. Infatti la cultura del tempo concepisce l’uomo come composto in parte dal corpo e in parte dalla «psiche», la sua metà invisibile, che sopravvive oltre la morte; Omero la descrive come un soffio di vapore che esce dalla bocca. Non corrisponde propriamente alla nostra concezione di anima, ma si tratta di una sorta di «doppio» del corpo, che quando si presenta ai viventi in un sogno assume le sembianze del corpo ma in una consistenza impalpabile, evanescente.