Cosa si intende per Storia contemporanea?
Senza dimenticare che la periodizzazione della Storia e i confini cronologici delle quattro epoche che la compongono sono costantemente oggetto di dibattito tra gli storici, riteniamo come da convenzione che la Storia contemporanea si apra con l’Ottocento e si protragga fino ai giorni nostri, con l’accortezza di non invadere il campo della cronaca.
La discussione su quali eventi effettivamente segnino l’avvio della nuova epoca è in corso: alcune interpretazioni individuano la «svolta» negli accadimenti rivoluzionari del Quarantotto, altre nel processo di Restaurazione avviato con il Congresso di Vienna (1814) dalle monarchie d’Europa che sconfiggono Napoleone; ci atterremo a quest’ultima.
È curioso constatare che, se non la totalità, quantomeno la componente prevalente delle organizzazioni mafiose si percepisca e presenti come cattolica devota, creda in Dio, si senta parte della comunità cristiana. Seppur esistano delle eccezioni e una certa variabilità d’intensità del fenomeno, si può sostenere che, in un’appariscente soluzione di continuità decennale, la maggior parte degli affiliati abbiano manifestato e continuino a manifestare un profondo legame con la religione. Esiste un certo interesse sociale alla base dell’ostentazione devozionale di cui consapevolmente le mafie si sono servite e si servono per garantirsi un’ampia base di consenso nella comunità e un bacino di reclutamento di nuovi affiliati, ma il fenomeno non si esaurisce a questo aspetto strumentale.
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Un aspetto di similarità che accomuna brigantaggio e mafiosità, accentuandone i tratti di stimabilità e popolarità, è riscontrabile nelle manifestazioni di devozione cattolica che in entrambi i fenomeni appaiono decisamente marcate e che presentano delle significative somiglianze. Nelle bande brigantesche ricorrevano abitudini religiose fortemente condizionanti la quotidianità e gli eventi fondamentali della vita degli associati, e alcune di queste presentano delle sorprendenti affinità con quelle tutt’ora messe in atto nelle mafie. [...] La devozione dei briganti era talmente intensa che non solo si rivelava con evidenza anche agli osservatori esterni, ma addirittura finiva per qualificarsi quale tratto distintivo dei gruppo. I viaggiatori stranieri che nel corso del Settecento e dell’Ottocento visitarono il Mezzogiorno, riferirono con un certo scandalo la venerazione che i briganti dimostravano nei confronti della Madonna.
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Il nazionalsocialismo fu un fenomeno sociale imponente che coinvolse milioni di persone e strutturò un intero sistema istituzionale. E no, la sua genesi e la sua evoluzione non possono essere ridotte all’operato di una sola persona. Eppure è innegabile che nella concretizzazione della violenta ideologia nazionalista e razzista che dilagò nella Germania degli anni Trenta, Hitler ebbe un ruolo centrale. Tutti o quasi nel mondo conoscono il suo nome. E tutti o quasi - e con ottime ragioni - disprezzano le indelebili, dolorose pagine che ha scritto della Storia. La ferocia della sua politica e la fredda lucidità con cui ha progettato, realizzato e azionato una delle più infernali macchine di morte della Storia rendono più che difficile, si può dire impossibile, intercettare in lui delle tracce di umanità: degli affetti sinceri, dei desideri profondi, delle aspirazioni genuine e delle delusioni amare. E invece, esistono. Non cancellano i suoi crimini, non giustificano le sue azioni, non alleviano le sue colpe. Niente di tutto questo. Eppure, esistono.
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Pio XI è passato alla Storia come il papa che intrattenne ottimi rapporti con il fascismo e per certi versi fu realmente così, in particolare durante il primo decennio del governo Mussolini. Dal canto suo, il Duce viene ricordato come un fervente cattolico, e questa volta no, non lo era realmente. [...] Papa Ratti era un conservatore, profondamente avverso alla modernità e al progresso, e inizialmente vide nel fascismo l’opportunità di riportare la società ai valori tradizionali, arrivando a definire Mussolini l’«uomo della Provvidenza». [...] La rottura – ideologica, si intende – tra Chiesa e Stato si consumò con l’avvicinamento dell’Italia alla Germania nazista. [...] Il papa era molto preoccupato dalla nascente «religione laica» nazista che si stava diffondendo nel cuore dell’Europa, fatta di riti, simbologie, parate e deificazioni del Fuhrer in aperta rottura con la religiosità cristiana.
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L’OVRA doveva «sapere tutto di tutti», e suscita una certa impressione constatare quanto fosse in grado di portare eccellentemente a termine questo compito. Le sue spie avevano un preciso incarico: scoprire i segreti, e lo facevano pedinando, osservando, ascoltando le loro vittime, e quando opportuno estorcendo informazioni con torture e minacce. Venivano assoldate sempre nuove spie, e non necessariamente con le buone maniere, così da espandere progressivamente la struttura dell’organizzazione e raggiungere una copertura capillare, pressoché totale, di controllo del territorio nazionale. Tra i tanti dossier di fuoco a finire nelle mani del Duce spiccava senza dubbio quello sul giovane Umberto di Savoia, figlio del re Vittorio Emanuele e nientemeno che erede al trono, in cui erano state raccolte lettere e poesie autografe, testimonianze, verbali di interrogatori e svariati documenti atti a «comprovarne l’invertimento sessuale».
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