Se Hitler avesse fatto il pittore...

Se Hitler avesse fatto il pittore...

Se Hitler avesse fatto il pittore, si sarebbe dedicato alla politica?

Il nazionalsocialismo fu un fenomeno sociale imponente che coinvolse milioni di persone e strutturò un intero sistema istituzionale. E no, la sua genesi e la sua evoluzione non possono essere ridotte all’operato di una sola persona. Eppure è innegabile che nella concretizzazione della violenta ideologia nazionalista e razzista che dilagò nella Germania degli anni Trenta, Hitler ebbe un ruolo centrale. Tutti o quasi nel mondo conoscono il suo nome. E tutti o quasi - e con ottime ragioni - disprezzano le indelebili, dolorose pagine che ha scritto della Storia. La ferocia della sua politica e la fredda lucidità con cui ha progettato, realizzato e azionato una delle più infernali macchine di morte della Storia rendono più che difficile, si può dire impossibile, intercettare in lui delle tracce di umanità: degli affetti sinceri, dei desideri profondi, delle aspirazioni genuine e delle delusioni amare. E invece, esistono. Non cancellano i suoi crimini, non giustificano le sue azioni, non alleviano le sue colpe. Niente di tutto questo. Eppure, esistono.

Ancora ragazzo Hitler perse entrambi i genitori, soffrendo in particolare per la mancanza della madre Clara, a cui era profondamente legato. Frequentò la scuola tecnica: era un giovane irrequieto con forti problematiche comportamentali, ma senza dubbio il miglior disegnatore della classe, talentuoso specialmente nella rappresentazione di vedute urbane e facciate di edifici, e sognava di diventare un pittore.

Con evidenti difficoltà raggiunse Vienna nel 1907, dove sostenne l’esame di ammissione all’Accademia delle Belle Arti, ma venne bocciato. A colloquio per discutere l’esito dell’esame, il rettore gli riconobbe uno spiccato talento per il disegno tecnico e lo incoraggiò a frequentare la Scuola di Architettura, ma nei mesi seguenti il giovane Hitler scoprì con amara sorpresa di non avere i requisiti necessari per iscriversi all’esame di ammissione: non aveva frequentato la scuola media indicata. Si aprì un periodo molto buio della sua vita: soggiornò da clochard a Vienna e sperimentò l’emarginazione e la fame, cercando di sostentarsi sempre con la sua arte disegnando vedute urbane su cartoline. Dai suoi scritti emerge il profondo declino psicologico che segnò questa esperienza.

La pittura ebbe sempre uno spazio ampio e fondamentale nella sua vita, nonostante non rappresentò mai la sua professione e fonte di sostentamento. Non si può dire con certezza che se Hitler si fosse realizzato come artista non si sarebbe dedicato alla politica, ma non si può negare che la sua ideologia si strutturò da una prospettiva precisa, quella degli emarginati, in una logica di perverso riscatto umano e sociale che probabilmente non si sarebbe alimentata con quella ferocia in un soggetto sociale equilibrato e ben integrato.

Quali sarebbero state le sorti della Germania se il Fuhrer si fosse affermato come stimato vedutista o architetto e non fosse mai salito al potere? Le conseguenze della crisi del ‘29, l’affermarsi dei nazionalismi e il vento fascista dall’Italia sarebbero stati sufficienti a creare un clima politico tanto brutale quanto quello nazista, senza il suo leader? Quali forze avrebbero preso la guida del paese e quale indirizzo avrebbero dato alla politica tedesca? E ancora, se tutta quell’aggressività espansionistica non si fosse mai radicata in Germania, sarebbe comunque scoppiata una seconda guerra mondiale?