La Francia del re Sole: accentramento e uniformità religiosa

La Francia del re Sole: accentramento e uniformità religiosa

La reggenza e le fronde

Nel 1643 muore il sovrano di Francia Luigi XIII. Il successore Luigi XIV è solo un bambino, così viene sottoposto alla tutela della regina madre Anna d’Austria, affiancata nella gestione del governo dal cardinal Giulio Mazzarino.

Durante gli anni della reggenza, il regno è sconvolto dai disordini orchestrati prima dai funzionari pubblici e poi dai nobili, che avversano il processo di accentramento del potere intrapreso dalla monarchia. Il piccolo Luigi viene profondamente segnato dalle esperienze delle rivolte, che eserciteranno una certa influenza sulla sua futura postura politica. Si distinguono due fasi insurrezionali:

  • fronda parlamentare (1648-1649), sollevata dai magistrati del Parlamento di Parigi che contestano l’inasprimento fiscale e l’erosione dei propri privilegi; quando i rivoltosi assediano la capitale, Mazzarino ordina la repressione violenta;

  • fronda nobiliare o «dei principi» (1649-1653), che contesta aspramente il governo di Mazzarino; l’aristocrazia francese capeggiata dal principe di Condé tenta in ultima ratio di distruggere le basi gettate per l’edificazione della monarchia assoluta.

Non solo gli insorti non raggiungono gli obiettivi sperati, ma le rivolte si risolvono in un ulteriore consolidamento della monarchia; il processo di centralizzazione assolutistica avviato con Enrico IV non si arresta.

Luigi XIV al potere, la politica di accentramento e l’uniformità religiosa

Il cardinal Mazzarino muore nel 1661, e solo allora Luigi XIV prende in mano le redini del potere a tutti gli effetti. Detto il «re Sole», passa alla storia come il sovrano di Francia che getta le basi del primo stato moderno accentrato, anche se è necessario tener presente che non si può parlare di un vero e proprio assolutismo monarchico così come lo intendiamo oggi. Cosa caratterizza la politica del Re Sole?

  • non nomina un primo ministro (come invece di consueto) ma sceglie di governare personalmente, e in questo si coglie il primo rilevante indizio della sua tendenza assolutistica; si fa affiancare da un consiglio supremo di tre ministri (delle finanze, degli esteri, della guerra);

  • impone la registrazione immediata delle nuove leggi emanate dalla corona ai parlamenti e alle corti di giustizia, che prima inoltravano consuetudinariamente rimostranze prima dell’entrata in vigore;

  • per potenziare il verticismo amministrativo punta sugli intendenti, i funzionari dipendenti direttamente dalla corona che Richelieu aveva istituito per indebolire il ruolo dei signori locali nell’esercizio dei poteri pubblici; vengono inviati a risiedere nelle province con rilevanti poteri governativi, fiscali e giurisdizionali;

  • la sua politica finanziaria si smarca dalla supervisione delle assemblee preposte e il re si arroga il diritto di disporre del patrimonio pubblico, contrarre debiti e stabilire tasse previa consultazioni;

  • erode l’indipendenza di poteri tradizionali quali parlamenti e nobiltà feudale; in particolare di quest’ultima viene annullata l’autonomia politica e militare che l’aveva sempre resa un potere parallelo a quello monarchico; negli anni Ottanta viene invitata (senza possibilità di declinare l’offerta) a stabilirsi nella magnifica reggia di Versailles (nel concreto, allontanata dalle province e dalla rete sociale costitutiva del proprio potere) e posta sotto la disciplina e il controllo del re;

  • istituisce l’esercito regio, i cui membri vengono stipendiati direttamente dalla corona, di fatto esautorando la nobiltà dal proprio potere per eccellenza, quello militare (si ricordi la struttura militare feudale, che vede le milizie reclutate e stipendiate dai nobili e «offerte» al servizio del sovrano, chiaramente in cambio di privilegi).

  • supera con decisione la tolleranza religiosa; consapevole dell’importanza della coesione cattolica per mantenere un saldo controllo sul territorio del regno, oltre che del pericolo eversivo rappresentato dalle forze protestanti, il monarca revoca l’editto di Nantes ed emana nel 1658 l’editto di Fontainebleu, con cui il cattolicesimo viene imposto come religione di stato per tutti i francesi. La repressione religiosa induce oltre duecentomila ugonotti a fuggire e a trovare rifugio nelle nazioni a larga maggioranza protestante, perlopiù Prussia, Province Unite e Regno Unito. Ma pesanti ingerenze vengono subite dalla stessa Chiesa gallicana cattolica, il cui controllo è considerato dal sovrano uno strumento imprescindibile per esercitare una considerevole influenza sulla popolazione e perseguire il proprio progetto di accentramento monarchico.