Tra Tardoantico e Medioevo
Il tardoantico (III-VI secolo)
La storiografia ha superato l’interpretazione che vede nel crollo dell’Impero romano d’Occidente (476) l’evento che pone improvvisamente fine a un’epoca. Il passaggio dall’Età antica al Medioevo non è così brusco, netto, ma attraversa una lunga fase di transizione durante la quale la civiltà si trasforma lentamente: l’età tardoantica, che si protrae tra il III e il VI secolo.
In generale, possiamo dire che il tardoantico si estende grossomodo dagli ultimi secoli dell’età imperiale romana fino al consolidamento dei regni romano-barbarici entro i confini dell’Impero romano d’Occidente. Alcune interpretazioni ritengono che il tardoantico si avvia con la dinastia imperiale dei Severi; altre con l’avvento dell’anarchia militare e dunque con l’estinzione della dinastia dei Severi; altre ancora con l’avvento della tetrarchia di Diocleziano. Si è abbastanza concordi nel ritenere che è con il superamento delle strutture cittadine e amministrative romane, avvenuto nella seconda metà del Cinquecento, che effettivamente si consuma il passaggio dal mondo antico a quello medievale. In Italia questo verifica con l’invasione dei Longobardi (569).
Quali elementi contraddistinguono l’identità storica dell’epoca tardoantica?
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Si assiste a trasformazioni demografiche; i flussi migratori trasformano la popolazione e agli abitanti dell’Impero si mescolano i barbari; l’integrazione dei nuovi arrivati al tessuto sociale esistente non si converte affatto in un incremento demografico ma, al contrario, in epoca tardoantica si registra una significativa diminuzione della popolazione e la decrescita non si arresta almeno per tutto l’Alto Medioevo; solo dall’anno Mille si osserva un’inversione della tendenza demografica.
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Diverse identità iniziano a dialogare tra loro in seguito all’incontro di popolazioni latine e germaniche che si ritrovano a convivere nello stesso territorio e si registrano significative trasformazioni del mondo della cultura, seppur persistano alcuni elementi di continuità con l’età imperiale tra cui l’uso del latino.
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Con i nuovi regni romano-barbarici insorti entro i confini dell’Impero d’Occidente si registrano trasformazioni importanti a livello amministrativo e militare; tendenzialmente, l’aspetto burocratico si mantiene di stampo romano dal momento che è all’aristocrazia latina che viene affidata la gestione amministrativa; mentre nell’organizzazione degli eserciti si rende evidente l’impronta barbarica, dato che il comando e l’accesso alla leva viene progressivamente limitato alle popolazioni germaniche.
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L’economia si modifica e sotto vari aspetti subisce una battuta d’arresto; la crisi del III secolo non era stata risolta con la tetrarchia di Diocleziano e il primo fattore visibile di mutamento si riscontra senz’altro nell’evidente contrazione del commercio internazionale; il commercio dell’Impero, insomma, da sempre dinamico e aperto al mondo, tende a «chiudersi» entro i propri confini. A questo consegue la crisi delle città; la vita cittadina si spegne e i centri urbani si spopolano.
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Le strutture politico-amministrative mutano significativamente. Verso la fine del IV secolo l’Impero romano si presenta ancora tutto sommato come «unito»: sono in vigore le stesse leggi in tutto il territorio e tutte le aree entro i confini sono connesse tra loro attraverso una rete infrastrutturale completa (anche se progressivamente sempre più danneggiata) che rende comuni viaggi e spostamenti di cittadini ordinari. Nel giro di pochi decenni la situazione muta nettamente: la manutenzione di strade e ponti viene sospesa causando l’interruzione dei collegamenti infrastrutturali tra le varie aree dell’impero, che determina un certo scompiglio nell’organizzazione amministrativa. Inoltre, con le incursioni barbariche viene superata la territorialità del diritto in favore della personalità del diritto: all’interno dei confini imperiali ciascuno segue le leggi del proprio popolo e così la giurisdizione diviene caotica.
Il Medioevo da convenzione
Riteniamo convenzionalmente «Medioevo» il periodo intercorso tra la caduta dell’Impero romano d’Occidente e la scoperta dell’America (476-1492). La storiografia del passato tendeva a sottolineare la tendenza regressiva che caratterizza questi secoli, ponendo l’accento sui fattori di crisi:
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la diminuzione della popolazione,
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la crisi delle città,
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la riduzione della superficie coltivata e l’estensione delle foreste,
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la contrazione dei commerci.
Se tutti questi fenomeni si verificano, è anche vero che il Medioevo si distingue anche per un grande fervore culturale e la genesi di una civiltà nuova data dalla mescolanza di quelle latina e germaniche, alla base della moderna identità europea. Perciò, attualmente gli storici ritengono superata l’interpretazione del Medioevo come età dei «secoli bui» e piuttosto pongono l’attenzione sulle grandi trasformazioni avvenute in questa epoca.
Anche per questo è d’uso oggi distinguere tra:
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Alto Medioevo (476-1000), che si protrae dalla caduta dell’Impero romano all’anno Mille;
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Basso Medioevo (1000-1492), che si protrae dall’anno Mille alla scoperta dell’America; infatti in questo periodo assistiamo alla ripresa economica e demografica, si riattivano i commerci, si ripopolano le città.