Le prima rivoluzione inglese (1642-1651)
Inizia la rivoluzione
La prima rivoluzione inglese (o guerra civile inglese) vede fronteggiarsi:
-
cavalieri, forze fedeli al re, perlopiù cattoliche, concentrate nell’area settentrionale e sud-orientale del regno;
-
teste rotonde, forze fedeli al Parlamento, concentrate nella capitale e nell’area sud-occidentale; composte dalle comunità puritane, grossa parte dell’esercito e piccoli proprietari agricoli.
Oliver Cromwell, fervente puritano, assume il comando supremo dell’esercito e riorganizza le truppe secondo il new model army, che prevede il reclutamento dei soldati su base volontaria al fine di predisporre un esercito di uomini fermamente motivati e fedeli alla causa. Nella macchina da guerra allestita da Cromwell finiscono per confluire esponenti di differenti posizioni politiche (e questo finisce anche per creare una serie di problemi):
-
livellatori, sostenitori della libertà, intesa come libertà di espressione, tolleranza religiosa, autogoverno locale, suffragio ampliato e uguaglianza di fronte alla legge; costituiscono la maggioranza dell’esercito;
-
indipendenti, perlopiù appartenenti alla piccola e media proprietà terriera; sostenitori della tolleranza religiosa nei confronti delle minoranze luterane;
-
presbiteriani, contrari alla monarchia e all’episcopalismo della Chiesa anglicana;
-
diggers, detti anche «zappatori»; radicalmente contrari alla proprietà privata e propensi a lavorare terre comuni secondo principi comunitari.
Nel 1645 a Naseby si registra la vittoria delle truppe a sostegno del Parlamento; l’esercito realista viene sconfitto e il re costretto alla resa. Nel giro di qualche anno le forze realiste si riorganizzano con il sostegno degli scozzesi e nel frattempo infiammano diffuse insurrezioni filomonarchiche, ma le forze parlamentari recuperano in fretta il terreno perduto. L’esercito di Cromwell occupa Londra e istituisce un nuovo Parlamento in cui i moderati vengono allontanati.
Nel 1649 viene abbattuta la monarchia: il sovrano Carlo I viene processato e decapitato e la Camera dei lord (che tradizionalmente tutela gli interessi dell’aristocrazia e della Chiesa episcopale) viene abolita. Viene proclamata la repubblica: si apre la fase del Commonwealth
La fase repubblicana (1649-1660)
La repubblica deve fronteggiare diffuse insurrezioni a sostegno della monarchia, in particolare in Irlanda e Scozia. L’esercito di Cromwell le reprime efficacemente e procede all’unificazione politica dei tre regni di Inghilterra, Irlanda e Scozia. Ai coloni inglesi vengono assegnate le terre settentrionali dell’Irlanda, innescando peraltro la lunga «questione irlandese» (serie di guerre separatiste per l’indipendenza dell’isola).
Nel tentativo di stabilizzare il paese, il Parlamento è stato epurato dai moderati (si parla di «Rump Parliament», il «Parlamento tronco») e quel che ne è rimasto viene definitivamente sciolto nel 1653. Cromwell assume il titolo di «lord protettore» a vita, divenendo il massimo detentore sia del potere militare che di quello politico, e apre la guerra agli oppositori politici e religiosi oltre che a chiunque non si schieri a pieno sostegno della repubblica.
La politica estera della repubblica si distingue per la sua aggressività. La politica economica di stampo mercantilista determina scelte commerciali protezionistiche. Per sbaragliare la concorrenza olandese e portoghese, vengono emanati una serie di provvedimenti, noti come Atto di Navigazione (1651) con cui si vieta l’attracco di navi estere nei porti inglesi (anche coloniali) e si stabilisce il monopolio della madrepatria sul commercio con le colonie (ovvero, le colonie inglesi possono commerciare solo con l’Inghilterra). Dai questi provvedimenti non può che scaturire una serie di guerre con l’Olanda (1653-54; e ancora 1665 e 1673) che porteranno alla vittoria e al predominio inglese sui mari.
Cromwell muore nel 1658 e con lui finisce la repubblica. Infatti il figlio e successore designato Richard non si rivela all’altezza della situazione. Di fronte ai disordini diffusi, si ricostituisce il Parlamento, che sceglie di riconoscere la legittimità della monarchia, offrendo il trono all’erede del sovrano giustiziato, Carlo II, nel frattempo rifugiatosi nelle Province Unite. Nel 1660, con la Dichiarazione di Breda, Carlo II riconosce le garanzie costituzionali: promette di governare di concerto con l’assemblea parlamentare e concede tolleranza religiosa e amnistia politica.