Le scoperte geografiche
La ricerca delle vie per l’Oriente e la scoperta dell’America
Durante il XV secolo si assiste all’espansione turca nel Mediterraneo. Evento simbolo di questo fenomeno è la presa di Costantinopoli, capitale dell’Impero romano d’Oriente, espugnata dagli Ottomani guidati dal sultano Maometto II nel 1453. Il cambiamento della geografia mediterranea spinge gli europei alla ricerca di nuove rotte marittime per l’Asia, per poter proseguire senza intralci i commerci di materie pregiate quali oro, seta, pietre preziose e spezie:
-
i portoghesi circumnavigano l’Africa: nel 1487 Bartolomeo Diaz doppia il Capo di Buona Speranza, la punta meridionale del continente africano, e nel 1498 Vasco Da Gama circumnaviga l’intero continente africano e approda sulla costa occidentale della penisola indiana, a Calicut;
-
gli spagnoli invece si avventurano nelle acque atlantiche; il navigatore genovese Cristoforo Colombo, convinto della sfericità della terra, chiede al re portoghese Giovanni II di finanziare una spedizione attraverso l’Oceano Atlantico, ma questi rifiuta; la regina spagnola Isabella di Castiglia, invece, accetta la proposta; nel 1492 Colombo sbarca in America convinto di aver raggiunto il Giappone; negli anni successivi capeggia altre tre simili spedizioni; nel 1501 Amerigo Vespucci esplora le coste del Brasile e dimostra che Colombo non ha raggiunto l’Oriente, bensì un continente sconosciuto.
Tra portoghesi e spagnoli si creano tensioni circa la delimitazione dei diritti di conquista, che cercano di risolvere attraverso dei trattati. Nel 1479 stipulano il trattato di Alcacovas, che inizia a definire le sfere di influenza. Nel 1494 il trattato di Tordesillas delinea definitivamente i diritti di influenza; papa Alessandro VI stabilisce una linea di demarcazione immaginaria a cento miglia dalle Azorre; ciò che si trova a est rientra sotto la sfera portoghese, ciò che si trova a ovest sotto quella spagnola.
Gli altri paesi europei, anch’essi interessati a stabilire le proprie aree di influenza, non riconoscono il trattato di Tordesillas e organizzano dei propri viaggi di esplorazione. Gli inglesi finanziano la spedizione di Giovanni e Sebastiano Caboto, che esplorano l’isola di Terranova e la baia di Hudson (1497). I francesi finanziano i viaggi di Giovanni Da Verrazzano, che naviga dal Maine alla Florida (1524), e di Cartier, che risale il fiume San Lorenzo e avvista i Grandi laghi (1535).
Nel 1513 l’esploratore spagnolo Balboa si inoltra nell’istmo centroamericano e scorge per la prima volta le acque ancora sconosciute di un immenso oceano, l’attuale Pacifico. Tra il 1519 e il 1522 la spedizione finanziata dalla corte spagnola e capeggiata dal portoghese Ferdinando Magellano doppia la punta meridionale del continente americano e raggiunge l’Oriente: il globo è stato circumnavigato per la prima volta.
Le civiltà precolombiane e l’arrivo degli europei
All’arrivo degli europei, il continente americano è abitato dalle cosiddette civiltà precolombiane, popolazioni prevalentemente dedite ad agricoltura, tessitura e fabbricazione di ceramiche. Il nord del continente è popolato dalle tribù nomadi di pellerossa, mentre l’area centrale e meridionale è abitata da civiltà complesse:
-
la civiltà maya è organizzata in città-stato; si serve di scrittura ideografica, ha un proprio calendario e adotta il sistema di numerazione vigesimale; è ormai in decadenza all’arrivo degli europea;
-
la civiltà azteca è collocata nell’attuale Messico; vanta una vera e propria struttura statale con a capo l’imperatore; è dedita alla guerra;
-
la civiltà inca è collocata nell’attuale Perù; vanta una struttura statale accentrata con a capo l’imperatore; la sua struttura economica si basa sui principi di reciprocità e redistribuzione; non si serve di scrittura ma possiede un sistema di calcolo basato su nodi di corde; ha urbanizzato il paesaggio realizzando un sistema stradale considerevole; all’arrivo degli europei vive una guerra civile che la rende debole alla conquista europea; nel 1572 l’ultimo capo Tupac Amaru viene ucciso dagli spagnoli e la civiltà subisce la sconfitta definitiva.
I portoghesi non dimostrano interesse per l’occupazione dei territori, ma realizzano un sistema coloniale marittimo e costiero che si serve di scali commerciali di appoggio per le proprie flotte navali. Sono giunti per primi in Asia attraverso il mare, e perciò hanno ottenuto il monopolio commerciale con l’India e l’Estremo Oriente. Nel 1500 P. A. Cabral scopre casualmente il Brasile; il territorio viene diviso in dodici capitanerie assegnate ai donatarios, funzionari coloniali che ricevono dalla Corona diritti di giurisdizione e diritti economici sulla porzione di territorio ricevuta in dono.
Gli spagnoli realizzano un impero continentale e nel 1524 viene istituito il Consiglio delle Indie che centralizza gli affari coloniali. Con i loro conquistadores spazzano via gli imperi centrali: nel 1519 Cortez pone fine alla civiltà azteca e nel 1532 Pizarro pone fine alla civiltà incaica. L’istituto dell’encomienda prevede che la gestione dei territori conquistati, di proprietà della corona, venga temporaneamente assegnata a uomini che proteggano gli indigeni e li convertano al cristianesimo in cambio di lavoro gratuito obbligatorio ma, di fatto, si assiste allo sfruttamento senza scrupoli della popolazione e dei territori, ricchi di oro e argento. Perciò, il domenicano Bartolomeo de Las Casas denuncia a corte i massacri delle popolazioni e lo sfruttamento sconsiderato delle risorse territoriali da parte dei conquistadores. Così, nel 1522 la Corona di Spagna emana le Leggi di Burgos in difesa della dignità indigena, ma queste restano inattuate.
La guerra, lo stato di schiavitù e le nuove malattie introdotte dagli europei determina la decimazione delle popolazioni locali; da qui la «necessità» di deportare dall’Africa nuovi schiavi. Ha inizio la tratta degli schiavi.