Le poleis per eccellenza: Sparta
Sparta: la sua geografia
Sparta è la capitale della Laconia, storica regione dell’antica Grecia collocata nell’area sudorientale della penisola. Bagnata dal mar Egeo, la città si erge in una delle valli alluvionali scavate dal fiume Eurota ed è abbracciata da catene montuose. I suoi resti sono pressoché inesistenti, sia perché non è mai stata cinta da mura, sia perché dal punto di vista urbanistico non si è mai contraddistinta in modo particolare, consistendo perlopiù in villaggi sparpagliati per la pianura, privi di edifici monumentali.
Sparta nasce dove sorgeva Lacedemone, la mitica città che era stata del re Menelao, il marito della regina Elena, dalla cui fuga con Paride sarebbe scatenata la celebre guerra di Troia. Lacedemone si dissolve insieme alla civiltà micenea agli inizi del XIII secolo a.C. e solo dopo un paio di secoli i dori si insediano nell’area fondando la nuova città.
La storia di Sparta è contrassegnata dal continuo confronto militare con i vicini ostili, reso particolarmente impegnativo per via dell’inferiorità numerica. Verso la metà dell’VIII secolo a.C. gli spartani conquistano l’intera Laconia e si espandono poi progressivamente nella più estesa e fertile Messenia; la regione viene conquistata tra il 680 e il 600 a.C. attraverso due sanguinosi conflitti, appunto le «guerre messeniche», celebrate in versi anche dal poeta spartano Tirteo. Durante questi conflitti si consolida l’ideale di uomo guerriero che contraddistingue più di ogni altra la civiltà spartana.
Il sacrificio per la patria è il massimo valore trasmesso ai membri della comunità dalla cultura spartana, che prevede l’impartizione di una rigida educazione militaresca sin dalla tenera età. Così, i giovani spartani crescono abituati ad anteporre la difesa della nazione a ogni altra aspirazione, disposti al sacrificio della propria stessa vita per il bene comune.
Gli spartani ideano una nuova strategia di combattimento, la tattica oplitica, che schiera in ranghi serrati, le falangi, uomini in armatura pesante in bronzo e con lance lunghe in mano. Questa tecnica implica che ogni guerriero dipenda dal suo compagno, creando una profonda coesione tra i soldati e strutturando un vero e proprio unico organismo bellico. Questa macchina da guerra compatta rispecchia il nuovo ideale di areté militare, un valore collettivo e non più personale che non vede più gli eroi morire per la gloria, per la fama individuale, ma assolutamente e unicamente per il servizio alla polis.
La società spartana: spartiati, perieci, iloti
La società spartana è suddivisa in tre classi:
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spartiati al vertice; si tratta del ceto dominante dei proprietari terrieri, che godono di pieni diritti politici e civili e si dedicano soltanto all’attività militare; si appartiene a questo ceto per nascita e solo previa accettazione della comunità in seguito alla verifica di buone condizioni fisiche e di salute; a sette anni i piccoli spartiati vengono separati dalla famiglia d’origine e iniziati alla vita comunitaria e all’addestramento militare, che conduce a divenire preparati combattenti a diciannove anni; a trent’anni è possibile crearsi una famiglia in una dimora privata, pur partecipando ai sissizi, i pasti comunitari, e viene acquisito il diritto di partecipazione all’apélla, l’assemblea dei cittadini;
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perieci, sono gli abitanti indigeni delle comunità che circondano la città; nei confronti di Sparta possiedono diritti civili ma non politici, non possono votare e non possono rivestire cariche pubbliche né partecipare alla vita amministrativa della polis, ma in caso di conflitto sono tenuti a combattere in truppe ausiliarie al fianco dell’esercito spartano; mantengono la cittadinanza della propria città di appartenenza e la relativa autonomia politica;
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iloti, probabilmente discendenti degli indigeni sottomessi dai dori in occasione dell’istituzione della città, sono totalmente privi di diritti politici e civili; non si tratta di uomini liberi, per l’appunto, ma assegnati dallo stato agli spartiati, che ne sono di fatto i «padroni»; vivono in condizioni di vita terribili e la comunità non riconosce loro alcuna tutela umana; ogni anno, gli spartiati indicono la «caccia agli iloti» come esercizio di addestramento per i propri giovani, una vera e propria gara a uccidere il maggior numero di iloti possibili.
La politica spartana
Sparta nasce come diarchia: due sovrani governano la città ereditando il potere per via dinastica. I re sono affiancati dai due organi costituzionali previsti dalla rhétra, la legislazione di Licurgo:
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gherousia, ovvero il consiglio degli anziani; è composta dai due sovrani e da ventotto esponenti di oltre sessanta anni di età, detti geronti, che una volta eletti mantengono la carica a vita; si occupa di giudicare i crimini più gravi, perlopiù quelli lesivi degli interessi comunitari, come i tradimenti e gli omicidi; ha l’esclusiva facoltà di condannare un imputato a morte o all’esilio, piuttosto che di imporgli una diversa sanzione;
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apélla, l’assemblea popolare; riunisce tutti gli spartiati periodicamente; a essa spettano l’elezione dei magistrati, la risoluzione di controversie relative alla successione al trono, l’invio di ambascerie e il conferimento della cittadinanza in casi speciali; ogni anno vengono eletti gli efori, ovvero «sorveglianti», cinque magistrati che vigilano sullo svolgimento regolare della vita politica e propongono le leggi; il loro presidente, l’eforo eponimo, si occupa di presiedere l’apélla e la gherousia.