La Controriforma cattolica

La Controriforma cattolica

Il Concilio di Trento

La reazione della Chiesa di Roma alla Riforma luterana è piuttosto tardiva e in un primo momento inefficace. I vertici della Chiesa non sono compatti nella risposta e, anzi, si dividono in partito degli spirituali, che individua nelle idee protestanti alcuni elementi di valore e partito degli intransigenti, capeggiato dal cardinal Gian Pietro Carafa, futuro papa Paolo IV, che condanna in tutto e per tutto la dottrina protestante come eretica.

Senz’altro a causa dell’iniziale sottovalutazione del fenomeno (e su questo, così come nel sostegno dei principi tedeschi, si fonda la fortuna del protestantesimo), il clero adotta misure piuttosto deboli. Inizialmente emana pronunciamenti giuridici in latino, che non possono certamente competere con la forza comunicativa della Riforma, la cui predicazione si rivolge direttamente alla popolazione, nella lingua del parlato e attraverso innumerevoli opuscoli.

Anche se piuttosto tardi (nel 1545, a ventisei anni dall’inizio della predicazione luterana), l’imperatore Carlo V propone alla Chiesa di impegnarsi in un tentativo di pacificazione con i riformati convocando un concilio. Bisogna ricordare il proposito politico alla base del suo interesse per la questione religiosa: senza l’unità del mondo cattolico, il suo progetto di impero universale è irrealizzabile.

Nel tentativo di superare le criticità che hanno alimentato il malcontento tra i fedeli e dunque la Riforma protestante, durante il pontificato di papa Paolo III viene convocato il Concilio di Trento (1545), che si protrae per circa diciotto anni tra varie sospensioni e una partecipazione poco entusiasta (soprattutto all’inizio). L’assemblea delinea gli aspetti dottrinali alla base dell’ortodossia della Chiesa di Roma, ovvero:

  • autorità della Chiesa nell’interpretazione delle Sacre Scritture in opposizione al rapporto diretto tra fedele e scritture previsto dal protestantesimo;

  • clero e papa sono ispirati dallo Spirito Santo e per questo i loro insegnamenti e direttive sono parte integrante delle verità di fede;

  • riconoscimento delle opere buone come strumento efficace per il raggiungimento della salvezza;

  • riconoscimento della validità del sette sacramenti, tra cui il più importante è quello dell’ordine per i sacerdoti, sottolineando la natura sacra e gerarchicamente superiore dei membri del clero;

  • mantenimento del latino come lingua ufficiale per le cerimonie religiose e proibizione dell’uso delle lingue nazionali del parlato per la liturgia;

  • riaffermazione del dogma della transustanziazione (pane e vino si trasformano in corpo e sangue di Cristo);

  • esistenza del Purgatorio;

  • validità del culto dei santi e del culto mariano;

Vengono anche definiti i confini della condotta morale per il clero, ovvero:

  • formazione appropriata dei sacerdoti attraverso i seminari;

  • obbligo per parroci e vescovi di essere in contatto con i fedeli e di occuparsi della cura delle anime; ai parroci viene richiesto di tenere i registri di stati delle anime; ai vescovi è richiesto di risiedere nella diocesi assegnata e di visitare regolarmente le varie comunità che appartengono alla propria diocesi;

  • si stabiliscono misure per il disciplinamento dei laici; per indagare e giudicare gli eretici viene istituita la Congregazione del Sant’Uffizio (Inquisizione romana); si occupa anche di indicizzare i libri proibiti perché contrari all’ortodossia cattolica.

I nuovi ordini religiosi

Un ruolo importante nella Controriforma spetta ai nuovi ordini religiosi, tra cui: cappuccini, somaschi, barnabiti, teatini che, rispetto a quelli del passato, si caratterizzano per il maggior attivismo al servizio della società offerto al di fuori delle mura del convento.

Per la sua incidenza anche militare e politica va ricordato in particolare l’ordine dei gesuiti. È sant’Ignazio di Loyola, ex militare, a fondare la Compagnia di Gesù (1534). L’ordine si contraddistingue per la rigida disciplina militaresca e la notevole influenza nella formazione e nel controllo della cultura mediante la gestione dei collegi. Si dedica intensamente all’evangelizzazione missionaria e in questo esprime una certa tendenza al controllo sociale. È sempre attivo nella polemica dottrinale avversa alle idee non ortodosse.