L'uomo del Medioevo e i suoi mostri

L'uomo del Medioevo e i suoi mostri

Natura malvagia e creature del demonio

La cultura medievale ha una visione del mondo tendenzialmente pessimistica: la natura è percepita come pericolosa e piena di insidie, da temere. Calamità naturali, guerre e fenomeni atmosferici vengono interpretati come presagi dell’imminente fine del mondo. Il mondo è visto come inospitale e angoscioso, popolato di mostri che abitano le foreste. Anche i Greci e i Romani credevano nell’esistenza dei mostri, ma immaginavano che vivessero ai margini del pianeta. E poi, diversamente dagli uomini del Medioevo, erano invece fiduciosi nella natura e la ritenevano dispensatrice di risorse.

Definiamo quella medievale una cultura prescientifica, dal momento che la realtà non è percepita come regolata da leggi razionali e potenzialmente conoscibili, ma viene spiegata attraverso il confronto costante con presenze soprannaturali di fatto mai «incontrate» concretamente ma vissute nell’immaginario collettivo come assolutamente reali. Entità demoniache, streghe, animali feroci e individui invisibili giungono nel Medioevo direttamente dal paganesimo, che ufficialmente viene accantonato con il crollo della civiltà imperiale ma di fatto sopravvive per secoli nella cultura non solo popolare, ma anche ecclesiastica.

Entità sovrannaturali e dinamiche irrazionali non animano solo le credenze folcloriche del popolo ma contraddistinguono marcatamente anche il patrimonio di conoscenze dei colti del tempo, e la stessa vita religiosa si nutre per secoli delle interpretazioni superstiziose e delle pratiche magiche millenarie ereditate dal passato. Come osserva e illustra chiaramente Bloch, i medievali «non avevano rinunciato a vedere passare nei cieli tempestosi fantastici eserciti: quelli dei morti, diceva la folla, dei demoni mendaci, dicevano i dotti, che erano meno propensi a negare queste visioni che a darne un’interpretazione in linea con l’ortodossia religiosa».

L’uomo del Medioevo considera la vita terrena solo un percorso verso la vita vera, quella ultraterrena. Tutto ciò che accadde sulla Terra è da leggere nell’ottica della «prova divina» a cui gli uomini sono sottoposti per saggiare la loro fede. Da questo deriva il disprezzo per i piaceri del mondo, e l’ideale morale vede l’uomo dedicarsi solo alla contemplazione di Dio e rinunciare al buon cibo, al buon vino e, ovviamente, all’amore. Chi tenta l’uomo sulla Terra è il demonio, e la cultura medievale soffre l’ossessione per le creature che il malvagio produce e con cui insidia l’anima dei buoni cristiani.

Il tema della tentazione è frequentemente rappresentato non solo dalla letteratura ma anche dall’arte del Medioevo, tra i cui soggetti tipici incontriamo esseri demoniaci e mostruosi invece estranei all’arte antica. Uno dei protagonisti indiscussi delle arti figurative medievali è il drago, che rappresenta il diavolo nella sua abitudine di ingannare l’uomo. Su questa immagine è stata costruita la tradizione agiografica che vede diversi uomini scacciare il drago, atto ritenuto tra i più straordinari che un santo del Medioevo possa compiere; innumerevoli illustrazioni si sviluppano intorno a questo tema.

Naturalmente, l’uomo del Medioevo ha una concezione profondamente dispregiativa della donna, considerata come un’invenzione del demonio, creata appositamente per indurre l’uomo al peccato di lussuria. Ritenute anche deboli di intelletto e propense a cedere con facilità alle tentazioni, le donne venivano sottoposte alla tutela degli uomini della famiglia, il padre, i fratelli e il marito, e si riteneva opportuno che fossero sempre impegnate nei mestieri di casa e nella preghiera.

La declinazione superstiziosa assunta dalla cultura medievale prepara il terreno che consente a una tradizione giuridica dei popoli barbari di attecchire in Europa: l’ordalia. Si tratta di una pratica diffusa tra tutti i popoli primitivi ma inesistente nel mondo romano, che consiste in una pericolosa prova da sostenere in pubblico e dal cui esito viene decretata la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato. La giurisdizione medievale confeziona innumerevoli forme di ordalia: a un imputato può essere richiesto di dimostrare la propria innocenza sopravvivendo all’essere gettato in acqua legato, sopportando di essere bruciato con ferri roventi senza riportare ustioni, oppure sopravvivendo all’ingestione di un potentissimo veleno. E molto altro ancora.