Il Settecento: i nuovi equilibri europei e la Russia di Pietro Il Grande
Rivoluzioni e guerre del Settecento
Il Settecento è un secolo attraversato da rivoluzioni, secondo le più svariate interpretazioni del termine. Oltre alle due grandi celebri rivoluzioni politiche, la Rivoluzione francese e la Rivoluzione americana, infatti, prende avvio anche il primo imponente processo di modernizzazione produttiva della Storia: la Rivoluzione industriale. Sin dai primi decenni del secolo si assiste alla rapida evoluzione dei principali settori dell’economia, dovuta alle rivoluzioni agricola, commerciale e finanziaria in corso. E ancora, parliamo di rivoluzione demografica, dal momento che dagli anni Quaranta si verifica un forte incremento della popolazione, che nel corso del secolo arriva a raddoppiare in Inghilterra, Francia, area germanica e Russia. Oltre al lieve aumento della natalità dovuto all’anticipazione dell’età nuziale, l’aumento della popolazione è dovuto alla diminuzione della mortalità, resa possibile dal generale miglioramento delle condizioni alimentari e igienico sanitarie e dalla diminuzione di carestie ed epidemie. Cambia anche il modo di fare la guerra, e le traversate degli eserciti divengono meno gravose sulle popolazioni civili e sulle loro risorse.
L’Inghilterra si afferma incontrastata come maggiore potenza commerciale, dominando gli scambi nell’Atlantico e gestendo il commercio triangolare: le merci delle navi che salpano dai porti europei vengono scambiate con schiavi africani che vengono deportati in America per essere venduti o impiegati nella produzione di materie prime, poi inviate in Europa.
Si alimenta la rivalità tra Francia e Inghilterra; la caratteristica espressione «seconda guerra dei Cent’anni» definisce tutti quegli scontri consumati tra i due stati tra il 1689 e il 1815. Il secolo è attraversato anche da numerose guerre di successione: quando in un paese si estingue la casa regnante, le altre potenze europee cercano di estendere la propria influenza (o limitare quella altrui) inserendosi nell’assegnazione del trono (cercando di accaparrarselo o assegnarlo a un ramo cadetto della propria famiglia piuttosto che sostenendo la candidatura di un proprio alleato). Tra i conflitti più importanti ricordiamo:
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guerra di successione spagnola (1700-1713);
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guerra di successione polacca (1733-1748);
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guerra di successione austriaca (1740-1748).
Ma guerre di successione tra il 1731 e il 1748 si verificano anche nel Ducato di Parma e Piacenza, nel Granducato di Toscana, in Svezia e in Russia.
Anche altri conflitti attraversano il secolo, tra i principali: la guerra dell’Austria contro l’Impero ottomano che determina l’indebolimento dei turchi nei Balcani oltre che l’allargamento dell’influenza austriaca in Ungheria; e la guerra del nord per l’egemonia sul Baltico che vede Mosca affermarsi come potenza dominatrice sull’Europa orientale.
Pietro il Grande
Dagli ultimi decenni del XVII secolo, la Russia inizia la sua trasformazione da paese marginale a potenza rilevante sullo scacchiere internazionale. A condurla in questo processo è lo zar Pietro Il Grande Romanov (1672-1725), che si distingue per la sua tendenza marcatamente autocratica; per rendere l’idea, si pensi che arriva a torturare e uccidere il figlio che non condivide la sua politica; il suo dispotismo lo porta anche a scontrarsi duramente con la nobiltà e con la Chiesa ortodossa, che sottomette con la forza al suo volere; della nobiltà si serve per gestire l’amministrazione; il clero deve accettare di superare le cerimonie religiose di stampo tradizionale;
Lo zar avvia un importante piano di riforme di stampo occidentale; infatti lo zar ha viaggiato molto in Olanda, Germania e Inghilterra, dove ha anche svolto lavori umili come quelli di carpentiere e artigliere; ha ammirato l’organizzazione politica e amministrativa di questi paesi e vi ha soggiornato a lungo, costretto poi a rientrare in Russia per reprimere la ribellione dei moschettieri che ha creato un certo disordine (1689); data l’ottima considerazione del mondo occidentale manda i giovani a studiare all’estero e adotta in patria alcune tradizioni come la rasatura del viso e i vestiti alla tedesca.
L’economia del paese rimane prevalentemente agricola e sui contadini continua a gravare la grossa parte dello sforzo produttivo oltre che fiscale; vengono finanziate imprese statali (in particolare siderurgiche, metallurgiche, di costruzione navale e tessili) che tendenzialmente impiegano tecnici occidentali e manodopera russa servile; vengono potenziate le relazioni commerciali con l’Occidente.
Come si può immaginare, durante il regno di Pietro il Grande vige l’obbligo di prestare servizio militare; conduce una guerra contro la Svezia (1700-1709) di Carlo XII per lo sbocco sul Baltico; in questa occasione la Russia (come avrebbe anche fatto durante l’invasione della Grande Armata di Napoleone e ancora durante quella nazista) usa la strategia della terra bruciata, ovvero l’esercito distrugge tutto ciò che si lascia alle spalle durante la traversata per impedire l’approvvigionamento del nemico (abitazioni, provviste alimentari, risorse di ogni tipo).
Pietro il Grande investe nell’istruzione e nell’attività editoriale; fonda l’Accademia delle Scienze e delle Arti e l’Università Imperiale di San Pietroburgo; da Mosca sposta la capitale proprio a San Pietroburgo, città del nord, alle foci del fiume Neva.