Il Seicento: Province Unite, Svezia e Polonia

Il Seicento: Province Unite, Svezia e Polonia

Nasce il sistema imprenditoriale

Nel Seicento si assiste alla crescita impetuosa delle economie di Inghilterra e Olanda, dove nasce il sistema imprenditoriale. In queste aree viene supportata l’innovazione agricola nella logica dell’investimento; si supera il concetto di produzione finalizzata alla soddisfazione del proprio fabbisogno; si inizia a produrre con l’obiettivo di immettere i prodotti nei mercati nazionali e internazionali.

In Inghilterra si introduce l’uso di recintare i terreni (enclosures) e nascono così le aziende agricole private condotte secondo criteri capitalistici; la proprietà privata della terra stimola innovazioni e incentiva colture più redditizie. Nel contesto delle aziende agricole si incentiva l’allevamento di ovini, utili per la produzione di fertilizzanti; di conseguenza, la produzione laniera stimola nuove attività manifatturiere.

La nascita del sistema imprenditoriale solleva anche criticità di ordine sociale, primo tra tutti lo sfruttamento della forza lavoro a basso costo; altro grosso problema diviene la disoccupazione dei contadini; la necessità di raggiungere le sedi di produzione manifatturiera determina l’esodo dalle campagne con conseguenti problematiche di ordine pubblico. La povertà delle classi popolari rimane una profonda piaga sociale e apre il dibattito attorno alla questione assistenziale.

Il «secolo d’oro delle Province Unite»

Il nuovo secolo vede le Province Unite d’Olanda avviare un significativo progresso economico basato sui traffici commerciali e affermarsi rapidamente come principale potenza marittima e commerciale del continente.

Vari fattori permettono alle Province Unite di ottenere il monopolio commerciale con l’Asia orientale e con i regni affacciati sul Baltico: la collocazione geografica peculiare e nevralgica per gli scambi; la diffusa cultura imprenditoriale e la pratica consolidata di investimento dei capitali privati; la significativa capacità militare e marittima del regno.

Nel 1602 gli olandesi fondano la prima società per azioni, la Compagnia delle Indie Orientali, a cui viene affidata l’esclusiva gestione dell’importazione delle spezie dall’Indonesia per due secoli. Si tratta di un’entità sovrana a tutti gli effetti che può prendere rilevanti decisioni di politica estera (dichiarazioni di guerra e stipula di trattati internazionali) e finanziarie (battere la propria moneta).

Le Province Unite mantengono l’esclusivo monopolio dei commerci fino alla sconfitta inferta sul mare dall’Inghilterra (1652).

La Svezia

Da tempo sottoposta al controllo danese, la Svezia si rende indipendente nel 1523. Nella prima metà del Seicento attraversa una fase di vistosa ascesa sotto la guida del sovrano Gustavo II Adolfo (1611-1632) e da paese ai margini delle vicende del continente si afferma come grande potenza.

Con il cancelliere Axel Oxenstierna si avvia la modernizzazione economica del paese. La ricchezza di risorse naturali attrae gli imprenditori fiamminghi che investono nello sfruttamento dei metalli (rame per la produzione di monete e ferro per la produzione di armi) e del legname dando un forte impulso alla crescita.

L’abilità militare e la sconfitta di tradizionali nemici (quali Russia, Polonia e Danimarca) garantisce al regno il controllo dei commerci del Baltico e un’ottima rendita grazie all’imposizione di pedaggi.

L’adesione al protestantesimo sostiene l’intervento armato nella guerra dei Trent’anni in difesa dei principi tedeschi; l’espansione a sud e la conquista di svariati porti sul litorale tedesco consentono al paese di affermarsi quale prima potenza dell’Europa del Nord.

Con il sovrano Carlo XI (1660-1697) i nobili, che tradizionalmente esercitavano una significativa influenza sul governo, vengono posti ai margini della vita politica. Progressivamente il Consiglio dei nobili viene esautorato e il regno si trasforma in una monarchia assoluta.

La Polonia

Nei primi decenni del Seicento in Polonia si avvia un processo di massiccia cattolicizzazione, superando l’alto grado di tolleranza e il pluralismo religioso che aveva contraddistinto il paese per diverso tempo.

Il regno tenta di estendersi e sottrarre porzioni di territori ai russi e agli svedesi aspirando al controllo del Baltico, ma gli obiettivi falliscono. Alle sconfitte militari si aggiungono epidemie e carestie, così verso la metà del secolo il regno si trova ad affrontare una grave crisi.

Il potere del monarca viene progressivamente indebolito dalla nobiltà, che ottiene il riconoscimento del principio del libero veto: le decisioni del Parlamento vengono ritenute valide solo se prese all’unanimità. Questo processo irrigidisce l’attività di governo e di fatto molte decisioni vengono così delegate ai nobili.

Durante il regno di Giovanni III (1674-1696) la Svezia deve affrontare l’offensiva turca. Le spiccate abilità di comando militare del sovrano, peraltro fautore dell’alleanza con la Francia del re Sole, evitano il tracollo del paese. Trascinato in diversi conflitti, il regno viene costretto a concessioni territoriali importanti, dei possedimenti dell’area ucraina alla Russia e di porzioni di territori sul Baltico alla Svezia.