Il Seicento: aree in crisi e declino spagnolo
La crisi della prima potenza mondiale: la Spagna
Con l’avvio del Seicento l’Europa centrale e meridionale attraversa una fase di rallentamento economico e vede esaurirsi la prosperità che aveva distinto il secolo precedente. A contribuire significativamente alla stagnazione è la concentrazione della pressoché totalità delle risorse nelle mani dei proprietari terrieri, che vivono di rendita agraria e non sono dediti alla logica dell’investimento. In queste aree la qualità della vita peggiora notevolmente; guerre, epidemie e carestie aggravano la situazione.
Anche l’Europa orientale non vede un miglioramento delle condizioni di vita della popolazione; tuttalpiù si assiste al consolidamento del servaggio contadino avviato durante il secolo precedente. Così, si struttura un’economia prevalentemente agricola dedita in particolare alla produzione di cereali destinati all’esportazione.
Sino alla fine del regno di Filippo II (1598) la Spagna vanta la propria egemonia sul continente, ma il generale declino che coinvolge l’Europa meridionale trascina nella crisi anche la penisola iberica.
Le importanti spese militari sostenute durante il regno di Filippo II non possono che gravare sulle finanze del regno, e pressoché tutte le risorse di metalli preziosi di cui il paese dispone vengono impiegate per saldare i debiti con le banche che hanno fatto prestiti alla monarchia. Così, si crea una situazione finanziaria molto problematica. Anche la Spagna attraversa una profonda crisi agricola, sostenuta dalle stesse dinamiche che si osservano nel resto dell’Europa meridionale: l’assenza di un ceto medio e la concentrazione delle risorse nelle mani dei proprietari terrieri frena l’innovazione e determina la stagnazione della produzione.
Alla complessità della situazione non giova l’impreparazione del nuovo monarca Filippo III (1598-1621). Con lui si apre nel regno l’«era dei validos»: i monarchi assumono l’abitudine di delegare le più importanti decisioni di governo al primo ministro, il valido. Di fatto la guida del paese viene così assunta dai nobili, e nello specifico dalla fazione di nobili di cui il primo ministro è originario. Chiaramente gli interessi del valido e della sua fazione rappresentano una discriminante fondamentale nell’orientamento politico del regno, e tutti i primi ministri che assumono il governo si preoccupano di arricchire se stessi e la propria rete di conoscenze, obiettivo conseguito sempre con grande successo e spesso a scapito del regno.
L’«era dei validos» si apre con il duca di Lerna, primo ministro di Filippo III. Il duca si impegna nella pacificazione del regno su vari fronti, ponendo fine alla guerra con l’Inghilterra e aprendo la Tregua dei dodici anni con i Paesi Bassi (1609). Inoltre, si spende nell’intento di unificare il paese attorno alla religione cattolica, tra i provvedimenti in questo senso si ricordi l’espulsione dei moriscos dalla penisola, che peraltro avrà significative (e svantaggiose) conseguenze sull’economia.
Gaspar de Guzman, il duca di Olivares
Il più noto tra i validos passati alla storia è senz’altro Gaspar de Guzman, conte duca di Olivares, primo ministro del monarca Filippo IV dal 1621 al 1643:
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conduce una politica militarista e in particolare si inserisce nella guerra dei Trent’anni a sostegno della causa cattolica (chiaramente gli avversari sono i protestanti, gli stessi che non accettano la sottomissione alla Spagna nei Paesi Bassi); nel 1618 offre aiuto alla cattolica corte viennese durante la rivoluzione boema e nel 1621 non rinnova la tregua con le Province Unite riaprendo le ostilità dopo dodici anni;
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per fronteggiare le ingenti spese militari, il duca propone l’Unión de las armas, progetto che mira a istituire un unico esercito di stato, posto sotto il comando del re e finanziato da tutti i regni, viceregni e province della penisola; la riforma mira ad alleggerire il carico fino a ora sostenuto prevalentemente dalla Castiglia e a introdurre l’equa ripartizione del carico fiscale e della leva militare tra le varie aree del regno; fallisce scontrandosi con la forte resistenza della Castiglia;
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nel tentativo di salvare il regno dal tracollo finanziario dovuto alla guerra, viene intensificata la pressione fiscale; questa politica fa esplodere il malcontento della popolazione, già gravata dalla crisi economica; all’apertura degli anni Quaranta insurrezioni indipendentiste infiammano in Catalogna e Portogallo mettendo a repentaglio la stessa sopravvivenza della monarchia;
Alla drammatica situazione interna si aggiunge il declino nel contesto internazionale; e con la sonora sconfitta a Rocroi subita dall’esercito nel 1643 (fase francese della guerra dei Trent’anni) si pone definitivamente fine all’egemonia spagnola in Italia. L’ultimo sovrano Asburgo in Spagna è Carlo II (1665-1700); con lui il regno viene definitivamente spinto ai margini della vita politica del continente.