La dinastia Tudor: l'Inghilterra da Enrico VII a Elisabetta I

La dinastia Tudor: l'Inghilterra da Enrico VII a Elisabetta I

Da Enrico VII a Maria la Sanguinaria

Nel 1485 sale al trono inglese Enrico VII Tudor, appartenente alla dinastia vincente nella guerra delle due rose (1455-1485).

Nel 1509 prende il potere il figlio Enrico VIII, che avvia un governo di impronta assolutistica interrompendo la convocazione regolare del Parlamento. È ricordato soprattutto per aver emanato l’Atto di supremazia che determina lo scisma anglicano. In seguito all’Atto di supremazia, il re inglese divorzia con la prima moglie Caterina d’Aragona e prende in sposa Anna Bolena; dalla terza moglie Jane Seymour ottiene l’erede maschio tanto atteso che gli succederà al trono.

Nel 1547 diviene re Edoardo VI, ricordato per la fragilità della sua salute e la brevità del suo regno. È calvinista e imprime la svolta protestante alla Chiesa inglese. L’arcivescovo di Canterbury Thomas Cramner, massima autorità religiosa ad affiancarlo (come stabilito dall’Atto di supremazia), cura la pubblicazione del Book of common prayer, primo testo di riferimento liturgico e dottrinale dell’anglicanesimo.

Nel 1553 sale al potere Maria I che tenta di ripristinare il cattolicesimo, religione a cui è stata educata. La regina è detta Maria la Sanguinaria per l’alto numero di condanne a morte pronunciate verso i cortigiani, tra cui lo stesso Thomas Cramner. Sull’onda di una politica distensiva tra le nazioni del continente, sposa Filippo II re di Spagna, ma l’ostilità tra i due paesi non si riassorbe.

Elisabetta I

Nel 1558 diviene regina Elisabetta I, esponente cardine della dinastia. Il suo regno si caratterizza per un periodo di relativa stabilità e pace interna, una buona crescita economica e i primi timidissimi passi di politica sociale con l’emanazione delle Poor Laws, prime leggi assistenziali per nullatenenti e nuclei senza capofamiglia.

In ambito economico, Elisabetta incentiva le imprese private introducendo le enclosures, recinzioni che suddividono i campi pubblici; l’introduzione della proprietà privata delle terre ha ottime conseguenze sul piano delle innovazioni agricole e dell’allevamento delle pecore. Propone una politica fiscale equa e moderata. Crea le compagnie privilegiate con monopoli sui commerci (le più importanti sono la Compagnia delle Indie Occidentali e la Compagnia delle Indie Orientali), consolidando il commercio inglese.

In materia religiosa, la regina riconferma l’Atto di supremazia e ripristina la postura protestante al regno in linea con la politica di Edoardo VI. In un primo momento consente ampia tolleranza ai cattolici; ma la sollevazione dei papisti nella ribellione dei conti del nord (1569) a sostegno della supremazia del papa sui sovrani, apre le persecuzioni dei cattolici, che costa alla regina la scomunica da parte di Pio V (1570).

Per quanto riguarda la politica estera, Elisabetta finanzia numerose spedizioni nell’Atlantico e nel 1585 viene fondata la colonia di Virginia. Durante il suo regno si acuiscono e tradizionali tensioni con la Spagna per vari motivi. Innanzitutto, al servizio della corona, il corsaro Francis Drake circumnaviga il mondo e ingaggia la guerra di corsa contro i galeoni spagnoli carichi di metalli preziosi e merci di lusso provenienti dall’America centrale e diretti verso la penisola iberica. Ma anche la scelta della regina di sostenere la rivolta dei Paesi Bassi contro la Spagna nel 1585 (si ricorda che tra i domini ereditati da Filippo II di Spagna, rientrano anche i Paesi Bassi) non può che inasprire l’inimicizia.

La corte cattolica di Spagna non può poi certo approvare il trattamento riservato alla regina cattolica Maria Stuart. Dopo la rivolta calvinista scozzese (1568) la regina cattolica Maria Stuart di Scozia ha abdicato in favore del figlio Giacomo ed è fuggita a Londra, accolta dalla cugina Elisabetta; l’influenza di un’esponente cattolica crea tensione e mette a rischio la stabilità di corte; temendo un complotto dei cattolici, la regina e il suo fedele primo ministro William Cecil decretano la decapitazione di Maria Stuart (1587), che passa alla storia come paladina del cattolicesimo vittima dell’eresia protestante; la cattolicissima corte spagnola condanna aspramente l’evento.

Nel 1588 il re di Spagna Filippo II allestisce l’Invincibile Armata e guida l’invasione dell’Inghilterra; la spedizione si risolve rovinosamente per la Spagna.

Nel corso della sua vita Elisabetta ha rifiutato tutte le proposte di matrimonio ricevute (tra queste, anche quella del cognato Filippo II) e così lascia il regno senza eredi. Alla sua morte (1603) il re scozzese Giacomo, figlio di Maria Stuart, ottiene anche i suoi domini riunificando le corone di Irlanda, Scozia e Inghilterra. Si chiude la dinastia Tudor.