I regni romano-barbarici
Impero d’Oriente e Impero d’Occidente
Nel 395 l’Impero romano viene diviso in due parti: Impero romano d’Occidente e Impero romano d’Oriente. Nel corso del Quattrocento, popolazioni germaniche provenienti dall’Europa settentrionale varcano i confini dell’Impero romano d’Occidente e si stabiliscono nei territori imperiali mescolandosi alle popolazioni locali. Nascono così i regni-romano barbarici, ovvero:
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regno dei Vandali in Africa settentrionale e Sicilia, Sardegna, Corsica;
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regno dei Visigoti in Spagna e Gallia;
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regno dei Franchi in Gallia;
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regno dei Burgundi in una parte di Gallia, viene presto inglobato da quello franco;
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regno degli Ostrogoti guidati dal re Teodorico in Italia; prima del loro arrivo, la penisola era già stata occupata dai barbari guidati dal generale Odoacre, che nel 476 aveva deposto l’imperatore Romolo Augustolo ponendo convenzionalmente fine dell’Impero romano d’Occidente; Teodorico sconfigge Odoacre, che viene giustiziato.
E poi c’è l’Impero romano d’Oriente detto anche Impero bizantino, dal nome della vecchia città greca Bisanzio. Diversamente rispetto all’Impero d’Occidente, qui l’economia è prospera e le città sono dinamiche e popolose; prima tra tutte la capitale Costantinopoli, sorta sulla vecchia Bisanzio. L’imperatore ritiene che la propria autorità discenda direttamente da Dio e detiene sia il potere politico (legislazione, amministrazione, giurisdizione…) che religioso (elegge i vescovi, presiede i concili…). Quando l’autorità politica (l’imperatore) prevale su quella religiosa (il papa) e di fatto gestisce anche degli affari della Chiesa si parla di cesaropapismo.
Organizzazione dei regni romano-barbarici
In parte i popoli barbari si stabiliscono entro i confini imperiali con il consenso dell’Impero; infatti l’istituto giuridico dell’hospitalitas, previsto dal diritto romano, regolamenta la cessione di terre coltivate agli stranieri, perciò non sempre lo stanziamento dei barbari implica l’espropriazione violenta delle terre o suscita proteste delle popolazioni locali.
Nei regni romano-barbarici, i Latini, ovvero gli abitanti dell’Impero prima dell’arrivo delle popolazioni germaniche, continuano a gestire l’amministrazione e la burocrazia; questo anche perché i barbari non sanno leggere né scrivere e non possiedono capacità amministrative. Le ricche famiglie latine non vengono emarginate e mantengono potere e prestigio, entrando spesso a far parte delle corti dei nuovi sovrani. Ai Germani e ai loro comandanti, invece, viene riservato il pieno controllo dell’esercito; se i Latini vengono estromessi dalla vita militare è principalmente per evitare possibili rivolte contro i nuovi sovrani barbari o tentativi armati di respingere i «nuovi arrivati».
Il principale problema che insorge durante la convivenza di Latini e Germani è relativo alla questione delle leggi. Infatti la tradizione dell’Impero romano sostiene la territorialità del diritto, ovvero la validità delle leggi in tutto il territorio dell’Impero, leggi peraltro che sono rigorosamente scritte. Diversa è la tradizione delle popolazioni germaniche, che sostiene la personalità del diritto, secondo cui ciascun individuo deve seguire le leggi del popolo di appartenenza a prescindere dal luogo in cui si trova; inoltre, i barbari non seguono vere e proprie leggi scritte ma consuetudini, norme trasmesse a voce. E dunque, i barbari pretendono di rispettare le leggi del proprio popolo anche all’interno dei territori dell’Impero, e questo determina la gran confusione giuridica che si crea nei regni romano-barbarici: i Latini seguono le leggi dell’Impero e i barbari quelle del proprio popolo, ma entrambi vivono sullo stesso territorio e interagiscono tra loro.
Non sempre la convivenza tra Latini e Germani si rivela pacifica, anzi, importanti problematiche insorgono soprattutto quando lo stanziamento in un territorio da parte dei barbari avviene usando la violenza. I Germani sono la minoranza della popolazione e sono decisi a difendere la propria identità culturale evitando di mescolarsi ai Latini; anche per questo nella maggior parte dei regni vige il divieto dei matrimoni misti.
Tra Latini e Germani sorgono attriti anche per via della religione. Infatti i Germani sono ariani, cristiani che negano la Trinità, hanno una propria Chiesa, dei propri edifici di culto e dei propri vescovi. Invece i Latini sono cattolici e fanno riferimento alla Chiesa di Roma (che tempo addietro ha condannato l’arianesimo come eretico, ovvero falso, contro la religione).
La mancata integrazione tra Germani e Latini rende i regni romano-barbarici molto fragili e destinati a sopravvivere solo pochi decenni. Unica eccezione è rappresentata dal regno dei Franchi, che si estende nell’intera Gallia sotto la guida del re Clodoveo (481-511), appartenente alla dinastia dei Merovingi. Quello franco è il più stabilile tra i regni romano-barbarici, perché qui popolazioni germaniche e latine si sono mescolate strutturando una società compatta, diversamente che altrove. Se il processo di integrazione funziona, in parte è anche per merito della scelta del re Clodoveo (496) di convertirsi e convertire il proprio popolo al cattolicesimo; così i contrasti per la religione si sono risolti e il divieto dei matrimoni misti è stato abolito.