Gli Ostrogoti arrivano in Italia: il regno di Teodorico
Il regno ostrogoto di Teodorico: la prospettiva della collaborazione
Nel 476 l’imperatore d’Occidente Romolo Augustolo è stato deposto dal generale barbaro Odoacre. Convenzionalmente riteniamo che questo evento segni la fine dell’Impero romano d’Occidente. Odoacre assume il potere in Italia; giuridicamente la sua posizione è assimilabile a quella di un qualsiasi governatore nominato dall’imperatore bizantino ma, nei fatti, il re germano esercita un’autorità arbitraria e anche per questo l’imperatore d’Oriente Zenone tenta a più riprese la riconquista della penisola, guidando spedizioni militari che si rivelano fallimentari.
L’urgenza di spodestare Odoacre, oltre alla minacciosa pressione esercitata sui confini dei propri territori da parte dei popoli germanici, spinge l’imperatore bizantino a prendere accordi con il re dei Goti, Teodorico: sarà lui a provvedere alla deposizione di Odoacre, e in cambio il popolo dei Goti potrà insediarsi in Italia con il beneplacito dell’imperatore d’Oriente Zenone. In questo modo, oltre a risolvere la questione italiana, i confini bizantini vengono tutelati dal rischio di invasione da parte dei Goti stanziati nelle immediate vicinanze.
I Goti invadono l’Italia nel 489. Sconfitto in varie battaglie, Odoacre si rifugia a Ravenna; la città capitola dopo un lungo assedio e il generale viene giustiziato a tradimento. In Italia (oltre che in alcune aree della Dalmazia e della Francia meridionale) assume i pieni poteri Teodorico detto «il Grande», che tenta la strada della convivenza pacifica con i Latini già residenti in Italia:
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collabora con il Senato romano;
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sceglie i suoi collaboratori tra gli aristocratici latini, i più famosi sono Boezio e Cassiodoro;
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affida l’amministrazione del regno ai Latini;
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affida l’amministrazione della giustizia e la riscossione delle tasse alla burocrazia romana.
Teodorico vuole restituire all’Italia un ruolo di primo piano nello scacchiere internazionale, e anche per questo stringe alleanze con i regni vicini (Franchi, Vandali, Visigoti).
Diffidenze e limiti nel regno di Teodorico
Nonostante alcuni passi in avanti, non si può ritenere che con Teodorico si porti a termine un vero e proprio processo di integrazione tra i due popoli, che di fatto continuano a esistere come comunità distinte, ciascuna con le proprie giurisdizione, lingua e consuetudini:
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l’ingresso nell’esercito è riservato ai Goti;
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i matrimoni misti sono vietati;
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permane la frattura religiosa tra i due popoli, i Latini sono cattolici e i Goti restano ariani.
Consapevole dei complotti che l’aristocrazia trama contro il suo regno insieme alla corte d’Oriente, intenzionata a riconquistare il regno, Teodorico reagisce con la persecuzione e l’arresto dei sospettati. Tra i condannati per tradimento finisce anche Boezio, nonostante non sia chiaro se sia realmente colpevole. Anche i cattolici vengono perseguitati, e lo stesso papa viene imprigionato fino alla morte. E così la politica di Teodorico, per quanto lungimirante, di fatto fallisce nell’intento di raggiungere la convivenza pacifica tra i due popoli.
Alla morte di Teodorico, sale al trono il piccolo nipote Atalarico, ancora bambino, e di fatto il potere viene assunto dalla madre del re, nonché figlia di Teodorico, Amalasunta. Particolarmente intrigata dalla civiltà romana, la reggente tenta di recuperare il taglio politico moderato assunto e in un secondo momento superato dal padre. La morte precoce di Atalarico crea scompiglio a corte, dal momento che l’ipotesi di un regno capitanato da una sola donna non viene assolutamente presa in considerazione; così Amalasunta viene costretta a sposare il cugino Teodato, che presto si sbarazza di lei facendola rinchiudere nel castello di Bolsena e infine commissionando il suo assassinio.
È in questo contesto di grave instabilità che si inserisce l’operazione di riconquista del regno da parte dell’Impero romano d’Oriente sotto la guida di Giustiniano.