Filippo II
Il regno di Filippo II, il rey papelero
Nel 1556 si infrange il sogno dell’impero universale di Carlo V, che abdica dividendo i suoi possedimenti: al fratello Ferdinando assegna i domini asburgici; il figlio Filippo ottiene Spagna, domini dell’Italia meridionale e insulare, ducato di Milano, Fiandre, Paesi Bassi, colonie in America.
Filippo II viene educato alla corte di Spagna. Re burocrate, viene soprannominato «rey palelero» ovvero «re cartolaio», perché moltiplica leggi, uffici pubblici, ministeri, e limita l’amministrazione dei possedimenti lontani a lettere ai funzionari. Vive interamente la sua vita tra le mura dell’Escorial, reggia-convento nella capitale, senza preoccuparsi di viaggiare e approfondire la conoscenza dei propri territori; questa falla inevitabilmente sostiene una gestione distante dai bisogni dei sudditi, soprattutto quelli lontani, alimentando il malcontento alla base di insurrezioni e rivolte.
Come si caratterizza la politica di Filippo II?
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la sua gestione finanziaria si rivela disastrosa; per ben tre volte lo stato dichiara bancarotta (1557, 1575, 1596);
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le politiche economiche non si distinguono per efficienza; il supporto all’agricoltura viene meno; si agevola l’allevamento intensivo di ovini e l’esportazione di lana come materia prima; non si investe nella trasformazione della lana in prodotti finiti più remunerativi;
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lo slancio imprenditoriale viene limitato anche dalla cultura nobiliare che tiene vivo il prestigio delle carriere militari ed ecclesiastiche, che poco o per nulla contribuiscono all’arricchimento del paese;
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l’esercito si mantiene in perenne mobilitazione; in quarantadue anni si contano sei mesi di pace. Nonostante i continui insuccessi, la Spagna mantiene la propria egemonia politica e militare sul mondo;
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come il padre Carlo V, Filippo II è un fervente cattolico; l’intransigenza religiosa che caratterizza il regno spinge il sovrano alla persecuzione di ebrei e moriscos (musulmani costretti alla conversione forzata).
Divampa la rivolta nei Paesi Bassi: inizia la guerra degli Ottant’anni
Nel 1568 esplode la rivolta dei Paesi Bassi o guerra degli Ottant’anni, ribellione delle Province Unite contro il dominio spagnolo; il conflitto si protrae di fatto fino al 1648. Carlo V ha lasciato al figlio Filippo II i domini borgognoni. Oltre a non essersi mai premurato di visitare questi territori per elaborare un adeguato sistema amministrativo, Filippo II li ha sottoposti a una rigida pressione fiscale. Oltre a ciò, a differenza dell’area fiamminga a maggioranza cattolica, la regione olandese e le province settentrionali si distinguono per la corposa adesione alla Riforma che si scontra con l’intolleranza religiosa regia.
Nel 1556 in risposta al pesante fiscalismo e all’intolleranza religiosa esplode la sollevazione dei Paesi Bassi. Il duca d’Alba, plenipotenziario del re nella regione, dispone la feroce repressione dei disordini; per punire i responsabili, viene istituito il Consiglio dei Torbidi. Nel 1576 i rappresentanti delle varie province coordinati da Guglielmo d’Orange, principe del Nassau, uniscono le forze nell’Unione di Gand, che guida la fiera resistenza contro gli spagnoli. Gli spagnoli si impossessano dell’area meridionale della regione, mentre l’Unione di Gand preserva l’area settentrionale dagli occupanti; il feroce duca d’Alba viene sostituito dal generale Alessandro Farnese per acquietare i disordini.
Nel 1578 le province meridionali accettano di sottostare alla dominazione asburgica costituendo l’Unione di Arras; l’anno seguente le province settentrionali istituiscono l’Unione di Utrecht e proclamano la nascita della Repubblica delle Sette Province Unite sotto la guida dell’Olanda. Ogni provincia si dota di un’assemblea elettiva censitaria presieduta dal gran pensionario, affiancato dallo statolder per gli affari militari; lo statolder d’Olanda assume il comando dell’esercito di tutte le Province Unite.
Nel 1609 spagnoli e olandesi stipulano il trattato di Anversa per la sospensione delle ostilità, che apre una finestra di pace temporale nella Guerra degli ottant’anni; la tregua dura fino al 1621 e per questo si parla di «tregua dei dodici anni»; gli spagnoli non riconoscono la legittimità del nuovo stato fino alla conclusione della guerra dei Trent’anni (1648), al termine della quale viene proclamata l’indipendenza delle Province Unite.