Una civiltà molto antica: i Greci
La periodizzazione della Storia greca
La storia dell’antica Grecia si estende per ben un paio di millenni e gli storici l’hanno suddivisa in cinque periodi:
-
Età micenea (XX-XII secolo a.C.), durante la quale la popolazione indoeuropea dei Micenei si insedia nell’isola di Creta;
-
Medioevo ellenico (XII-IX secolo a.C.), detto anche «età oscura», che vede la calata dei Dori nella penisola e la formazione delle poleis;
-
Età arcaica (VIII-VI secolo a.C.), la cosiddetta «età dell’oro», che vede la massima fioritura delle poleis come stati indipendenti e i Greci colonizzare tutto il Mediterraneo;
-
Età classica (V-IV secolo a.C.), durante la quale la civiltà greca si sviluppa straordinariamente; si consumano con successo le guerre persiane; infine la Grecia viene occupata dalla Macedonia e ne diviene una provincia;
-
Età ellenistica (III-I secolo a.C.), che vede la cultura greca diffondersi in tutto il Mediterraneo; infine i Romani annettono la «provincia di Macedonia».
Una civiltà antichissima… Gli albori della Storia greca
In età neolitica (VI millennio a.C.) la Grecia è abitata da popolazioni stabili associate in villaggi e organizzate in società piuttosto articolate. Si tratta di comunità che conoscono la divisione del lavoro, che si procacciano di che vivere con agricoltura, allevamento, caccia e pesca, e conoscono le tecniche di cottura e conservazione, come possiamo dedurre dai recipienti ceramici che realizzano. Queste società vivono la dimensione religiosa e venerano idoli femminili steatopigi, simbolo di fertilità e benessere.
Nell’età del bronzo la necessità di reperire rame e stagno da siti lontani induce le popolazioni a viaggi via mare, che alimentano i commerci determinando un certo progresso economico e, di conseguenza, socio-politico. Si strutturano aggregati sociali più evoluti.
Nel corso del III millennio a.C. si sviluppa nelle isole la civiltà cicladica (2800-2000 a.C.). Le isole condividono una cultura comune, testimoniata anche dalla produzione di ceramiche a vernice lucida nera, e vivono il mare con confidenza, navigandolo e diffondendo i propri prodotti nel continente, come sculture di idoli femminili, piatti in marmo e recipienti in argilla.
Sull’isola di Creta nasce la civiltà minoica (o cretese). Durante la fase protopalaziale (2300-1700 a.C) vengono costruiti i palazzi di Cnosso, Festo e Mallia, si perfeziona la burocrazia con la redazione di documenti in scrittura geroglifica, si vive la dimensione religiosa e si raggiunge il dominio dei mari. Eventi distruttivi avvenuti intorno al 1700 a.C. come guerre o calamità naturali avviano la fase neopalaziale (1700-1450 a.C.), che vede la ricostruzione dei palazzi e l’invenzione della scrittura lineare b, testimoniata dal ritrovamento di tavolette d’argilla, pergamene e papiri). La civiltà si esaurisce intorno al 1450 a.C. insieme alla distruzione violenta dei suoi meravigliosi palazzi.
La civiltà micenea
Intorno al 1400 a.C. i Micenei, noti ai Greci con il nome di Achei, conquistano l’isola di Creta; la civiltà minoica lascia spazio alla civiltà micenea (1400-1200 a.C.), prodotta dalla mescolanza con quella continentale. I Micenei si espandono poi nella Grecia continentale e nei territori affacciati sul Mediterraneo, in Sicilia, Sardegna, nelle isole Eolie, e verso Oriente, sulle coste dell’Asia Minore: parliamo così di prima colonizzazione.
Viene elaborata una nuova scrittura sillabica, che conserva le tracce della tradizione mitica incentrata sul re Minosse e alcune altre memorie della civiltà. Viene prodotto un nuovo tipo di ceramica grigia (o minia) e cambiano le armi, ora di tipo continentale. Anche la monumentalità funebre si trasforma, con la costruzione di tombe continentali o tholos, così cariche di corredi pregiati da testimoniare la presenza di una ricca aristocrazia gentilizia.
I palazzi micenei testimoniano la maturità organizzativa di una civiltà con una struttura politica elaborata al cui vertice si trova il sovrano (wanax), seguito dal capo militare (lawagetas) e dal popolo in armi (lawos). I telestai sono i proprietari terrieri che detengono appezzamenti impiegati per lo più in colture arboricole. L’attività agricola è coordinata dai damokoro, i funzionari provinciali che controllano l’attività del damo, il popolo che lavora prevalentemente in terreni agricoli e pascoli.
Il palazzo è al centro dell’organizzazione del sistema economico, che vede tra le principali attività la produzione agricola di cereali, l’allevamento, la produzione di tessuti e lana e l’impiego delle risorse metallurgiche (armi, corazze e carri). La società micenea amplia le proprie relazioni internazionali con i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare Egitto e Vicino Oriente, anche a fini commerciali.
Oltre alla dimensione politica ed economica, il palazzo è il fulcro della sacralità. La civiltà micenea è politeista e vive la sfera religiosa con la regolarità di offerte e sacrifici agli dei; non conosciamo i nomi delle sue divinità ma è possibile (anche se non certo) che siano quelli della tradizione omerica.
Dal 1250 a.C. la civiltà micenea entra i crisi; la necessità di rinforzare la difesa porta alla costruzione di un muro difensivo sull’istmo e all’irrobustimento dei palazzi, che tuttavia finiranno distrutti intorno al 1200 a.C. Cosa pone fine alla civiltà micenea? Esistono varie possibilità. Tra queste: un cambiamento climatico che ha reso la terra inospitale e priva di risorse tanto da indurne gli abitanti all’emigrazione; le invasioni di popolazioni nuove, che spiegherebbero il rafforzamento dei palazzi; una crisi interna; oppure il generale stravolgimento degli equilibri internazionali dovuto al dinamismo dei popoli del mare che hanno invaso l’Egitto e fatto crollare il regno ittita.